La storia

Le origini di questo vitigno restano abbastanza incerte, la sua sequenza genomica infatti non assomiglia a nessuna delle varietà ad oggi conosciute nel mondo, questo ha fatto sì che potessero fiorire una serie di ipotesi più o meno fantasiose. Le teorie esterofile narrano dell’arrivo di questo vitigno dall’Asia minore attraverso i francescani che tornavano dall’evangelizzazione di quelle terre. Piccole similitudini con il saperavi georgiano, altri lo vogliono importato dalla Spagna attraverso i saraceni che attaccarono Montefalco. Le tesi però oggi più accreditate vedono la nascita di questo vitigno nella zona tra Bevagna e Montefalco. Alcuni la riconoscono già in epoca romana quando Plinio Il Vecchio nella sua Naturalis Historia parla dell’uva Itriola coltivata nel comune di Bevagna di cui faceva parte anche Montefalco, altri lo vogliono selezionato dai monaci all’interno dei conventi. Probabilmente, come succede spesso in natura, semi di piante venute al seguito di mercanti o soldati si sono riprodotti in zona e tramite fecondazioni incrociate con varietà autoctone e mutazioni hanno dato origine a questo vitigno qualcuno ne ha scoperto le particolarità ed ha cominciato a riprodurlo.

Di certo è che nel medioevo  cominciano le prime notizie ufficiali di questa varietà il cui vino, già nel 1200, veniva inviato come dono di prestigio a Cardinali e Papi. Lo sviluppo della viticoltura attraverso i conventi e l’uso che ne veniva fatto durante le cerimonie religiose sono  all’origine del suo nome, “Sacer” sacro.

Nel XIV secolo il comune di Montefalco si dota di un “disciplinare” per regolamentare la coltivazione della vite, che  stabiliva le regole di coltivazione, raccolta e produzione. Un’ordinanza comunale del 1540 stabilisce la data di inizio vendemmia.

Il primo documento ufficiale in cui compare il nome Sagrantino è del 1549 quando in una transazione di un mercante di Trevi viene commissionato l’acquisto di mosto di Sagrantino. È del 1598 invece un documento del notaio assisano Giovan Maria Nuti che riferisce dell’usanza nella zona di mischiare mosto di Sagrantino agli altri mosti per conferirgli aromi e sapori.

Negli anni seguenti il Sagrantino e l’Umbria legarono i loro destini allo Stato Pontificio, molti documenti e resoconti dei vari legati pontifici menzionano questo vino per decantarne al pontefice le sue qualità. Curioso è un documento del Cardinale Boncompagni di Perugia che nel 1622 aggrava le pene per chi tagliasse una vite d’uva addirittura con la morte.

Per passare alla storia più recente, nel 1899 durante “L’esposizione Umbra” viene decretato il Sagrantino come vino da dessert e da pasto superiore. Fin qui la sua vinificazione era praticamente solo per vini dolci, le uve infatti venivano passite in graticci di canne dette “cammorcane” e poi lavorate con un grado zuccherino intorno ai 40° babo. Il vino che ne derivava veniva usato da dessert durante le principali feste religiose. Agli inizi del 900 cominciò in Italia la moderna viticoltura e piano piano si sviluppò anche a Montefalco: una pietra miliare di questo processo fu la mostra regionale degli oli e dei vini dell’Umbria che si tenne a Montefalco dal 13 al 20 settembre 1925 quando fu presentata alla commissione esaminatrice anche una versione secca di vino Sagrantino. 

Da allora la vinificazione secca si limitò ai contadini del posto che conoscevano bene le caratteristiche di queste uve che conferivano ai vini grande corpo e grande gradazione alcolica.

Un aneddoto raccontataci tempo indietro da un vecchio commerciante di un paesino montano umbro è sintomatico della percezione che aveva questo vino. Ci disse :” venivo a prendere le damigiane di Sagrantino dal tuo vicino ,poi le riportavo in montagna e le tagliavo al 50% con l’acqua, veniva fuori un vino molto più alcolico di quello che erano abituati a bere  quassù e mi andava a ruba “. Nel 1971, a seguito di un progetto dell’Ente di sviluppo agricolo umbro, viene prodotto in via sperimentale, nella cantina cooperativa di Foligno il primo Sagrantino secco.

Il riconoscimento della DOC avviene nel 1979 sia per la versione secca che passita ma bisogna attendere il 1992 per l’ottenimento della DOCG che eleva il Sagrantino al fianco dei più importanti vini italiani. 

La pianta

La vite di Sagrantino è caratterizzata da tralci sottili con  internodi molto ravvicinati che una volta lignificati sono molto duri; la fertilità delle gemme basali è buona, il suo germogliamento è tardivo mentre la fioritura è media. Queste caratteristiche gli permettono superare i rigidi inverni umbri e le possibili gelate tardive.  I grappoli sono piccoli e compatti e gli acini sono piccoli e ben attaccati al raspo; la maturazione tecnologica è tardiva e – solitamente – avviene a fine ottobre. Questo rende difficile la gestione della pianta perché il grappolo è facilmente attaccabile dalla botrite.

La pianta accumula rapidamente molti zuccheri e polifenoli, non di rado già a fine Agosto ha terminato l’invaiatura e presenta un 20% di zuccheri, ma per ottenere un ottimo vino bisogna attendere la maturità dei vinaccioli che avviene 40-50 giorni più tardi. 

I Sagrantini migliori si ottengono nelle stagioni con il mese di settembre e di ottobre soleggiati e asciutti che permettono di portare in cantina uva sana e di perfetta maturazione. Il contenuto di polifenoli del sagrantino è il più alto di tutte le varietà del mondo. Durante l’autunno lo spettacolo delle foglie che diventano rosso fuoco caratterizza tutto il paesaggio di motefalco ed è  veramente unico, specialmente dove i filari sono intervallati da sangiovese che diventa giallo intenso; nessun pittore potrebbe fare di meglio.

Il vino

Il Sagrantino nasce come vino particolarmente ricco sia in colore sia come estratto “grande ricchezza polifenolica”. Dal colore rosso intenso quali impenetrabile visivamente e dai sentori di frutti rossi di bosco e spezie, come la cannella, noce moscata e pepe nero. 

Negli ultimi anni il Sagrantino è stato spesso rivisitato da tantissimi produttori essendo un vino particolarmente austero che in alcune versioni non incontrava una beva così facile. Questo è stato uno dei nostri primi obiettivi, per andare alla ricerca di produrre Sagrantino che non avesse quelle pronunciate spigolosità che l’avevano sempre contraddistinto .

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